Lasciare una bottiglia d’acqua al sole può avere effetti non particolarmente piacevoli. Lo hanno scoperto gli scienziati.
Italiani, popoli di santi, poeti e… bevitori di acqua in bottiglia. Secondo le stime ogni anno in Italia si consumano qualcosa come 8 miliardi di bottiglie di acqua in plastica. In media ogni italiano ne beve 206 litri. Un mare di acqua imbottigliata che colloca di diritto lo Stivale sul gradino più alto del podio in Europa per consumo di acqua in bottiglia e al secondo posto nel mondo.
Solo in Messico – dove la qualità dell’acqua potabile che sgorga dal rubinetto è decisamente inferiore alla nostra – si beve più acqua in bottiglia. Questo malgrado la qualità dell’acqua corrente che fuoriesce dai rubinetti italiani sia più che accettabile, in virtù dei periodici controlli sugli acquedotti. Inutile dire che a un consumo tanto elevato corrisponde a un giro d’affari considerevole, con una forbice tra i 7 e i 10 miliardi di euro.
Bisogna però sfatare un mito sulla superiore sicurezza dell’acqua in bottiglia. Non è proprio vero che l’acqua imbottigliata sia più sicura di quella del rubinetto. Innanzitutto perché micro e nanoplastiche finiscono dalle bottiglie di plastica all’acqua conservata al loro interno prima di essere ingerite da noi. Cosa succede poi se l’acqua imbottigliata viene conservata a lungo esposta ai raggi del sole?
Acqua in bottiglia, cosa succede a lasciarla esposta al sole
Spesso infatti le bottiglie d’acqua sono soggette a una prolungata esposizione al sole nei centri logistici dove vengono stoccate prima di finire nelle nostre case (e nei nostri bicchieri). Uno studio ha fatto luce su quello che accade all’acqua in bottiglia dopo essere stata esposta al sole.
Se ne sono occupati i chimici del Guangdong Key Laboratory of Environmental Pollution and Health della Jinan University di Guangzhou (Cina). I ricercatori hanno sottoposto ad analisi il comportamento dell’acqua in bottiglia dopo l’esposizione ai raggi UVA o all’irraggiamento solare diretto, mettendo a confronto 6 noti marchi di bottiglie di plastica PET (polietilene tereftalato).
Dai risultati della ricerca è emerso che dopo l’esposizione solare tutte le bottiglie di plastica rilasciano – alcune più, altre meno – diverse decine di composti organici volatili (VOC). Questi composti fanno parte di diverse classi chimiche. Tra questi VOC troviamo alcheni, alcidi carbossilici, aromatici, alcoli, aldeidi e intermedi delle reazioni. La quantità di VOC rilasciati oscillava da 35 a 19 (rispettivamente dopo un giorno di esposizione e 7 giorni di esposizione).
Stando agli esperti, parliamo di quantità molto basse ingerite o inalate non appena viene aperta la bottiglia. Questo significa che non ci sono pericoli immediati per la salute. I problemi potrebbero venire a lungo termine, con l’accumulo prolungato nel tempo di questi composti. I pericoli collegati all’esposizione al sole delle bottiglie in PET andrebbero dunque segnalati sulle confezioni, così da invitare i consumatori a conservarle in maniera corretta. Ma questo non avviene e i consumatori rimangono ignari davanti ai rischi a lungo termine.